Viola Graziosi in Amo dunque sono

Viola Graziosi è la protagonista del testo di Alessandra Cenni. Adattamento, immagini e regia di Consuelo Barillari

immagine di una attrice di spalle
m&s - Viola Graziosi, protagonista di Amo dunque sono

“Amo dunque sono” è uno scrigno di visioni e percezioni, un precipitarsi di storie e sogni che convergono e che insieme creano un linguaggio teatrale frammentario e onirico ma allo stesso tempo logico, per chi sa fruirne ed ha imparato ad apprezzare e ad amare il Teatro abissale e tortuoso che guarda dentro l’anima. L’anima in questione dentro cui ci possiamo immergere è quella scandalosa di Sibilla Aleramo. Lo spettacolo è, come l’anima poetica e la vita di Sibilla Aleramo, una tela labirintica: va guardato e assaporato non solo con i nostri sensi, ma con una percezione inconscia. D’altra parte, non si limita a raccontare una storia - come la protagonista non si limita a interpretarla – poiché la linea di demarcazione tra realtà e finzione, tra il sogno e intromissione del subconscio, che si contrappone e rende la scena onirica più oscura e tormentata, non è netta.

Partiamo dal presupposto che la storia è strutturata in due parti, ovvero realtà e sogno/illusione. E non è sempre facile distinguere le due parti, soprattutto perché non è lineare e non segue una propria temporalità narrativa. Il montaggio di frammenti visivi e sonori, di brani, poesie, ricordi, voci, immagini, di un discorso amoroso sono l’elemento determinante all’interno della narrazione, e nascondono e confondono dettagli decisivi per comprendere. La realtà corrisponde a ciò che accade nei primi trenta minuti, dopo è allucinazione, visioni, flashback, che scompongono volutamente la fluidità drammaturgica. Una donna con una valigia si introduce di soppiatto in una casa, è sola. Si intuisce che la casa è un palcoscenico, e la donna è un’attrice che interpreta uno spettacolo in prova. L’attrice interpreta la storia e le passioni amorose della donna che ha influenzato la letteratura e la libera scrittura femminile del ‘900, Sibilla Aleramo, calandosi nella sua anima.

Ma la trama ha una importanza relativa, poiché allo stesso livello ci sono lo scenario, il sonoro: tutti fattori che veicolano messaggi determinanti. La donna sulla scena si emoziona, si commuove, è travolta negli universi onirici, deliranti d’amore della Aleramo, affoga in un oceano allusivo, evocativo, di rapporti sensuali, storie di amori, passioni senza freni e nel viaggio onirico nell’anima di Sibilla finisce per sdoppiarsi e rappresentarsi come avrebbe voluto essere, una donna senza ricordi reinventata nel ruolo di un alter ego, la sua partner in amore Lina diametralmente opposta: bruna, provocante, sensuale, dominatrice. L’amnesia, è all’origine del lavoro dell’attrice, che si annulla per interpretare il suo ruolo. Sibilla è l’esperienza, la guida per il viaggio dentro l’anima attraverso il racconto di sé, le tracce biografiche, storiche sono solo gli appigli a cui aggrapparsi per non perdersi. Come in Vertigo e in Mulholland Drive di cui porta la musica di Badalamenti, nello spettacolo l’elemento femminile vive due volte, prima si annulla e sprofonda nell’anima tormentata e passionale di Sibilla cancellata dalla Storia e dal patriarcato poi risale conscia di sé, libera e trasformata nel suo opposto.

SCHEGGE DI MEDITERRANEO
FESTIVAL DELL’ECCELLENZA AL FEMMINILE
presenta
AMO DUNQUE SONO
con Viola Graziosi
dal testo di Alessandra Cenni
adattamento e regia Consuelo Barillari
immagini Consuelo Barillari
voci maschili Graziano Piazza
musiche da Mulholland Drive di Angelo Badalamenti
video proiezioni Gianluca De Pasquale

Testata Giornalistica
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