Arsenico, vecchi merletti e Paolo Romano (intervista)

Da Alfred Hitchcock a Frank Capra. Da James Stewart a Cary Grant. Incontro telefonico con Paolo Romano

una scena dallo spettacolo
m&s - Giulia Lazzarini, Paolo Romano, Anna Maria Guarnieri

Lo avevamo recentemente visto in "Nodo alla gola" (1948) di Alfred Hitchcock, da qui l'analogia con James Stewart. Lo ritroviamo in "Arsenico e vecchi merletti" (1944) di Frank Capra, in luogo - stavolta - di Cary Grant. In entrambi i casi si tratta di un grande film che per il pubblico più vasto spesso "appartiene" al carismatico protagonista di turno, a maggior ragione quando l'attore è un'icona della cinematografia mondiale. Ma questo inevitabile paragone - giustamente - sembra non scuotere Paolo Romano, attualmente in scena nel ruolo di Mortimer Brewster nel delizioso "Arsenico" di Joseph Kesselring (la traduzione è di Masolino D'Amico), per la regia di Geppy Gleijeses, con le due zie interpretate da Giulia Lazzarini e Anna Maria Guarnieri. Siamo riusciti a ricavare uno spazio dal tempo di Paolo Romano per una breve intervista telefonica.

Portare in teatro il ruolo che è stato di Cary Grant non pone l'attore in uno stato di ansia continua?
Ma no, anche perché venivo da "James Stewart" e il passo non è stato così enorme. Poi personalmente non cerco il paragone con i grandi del passato, perché si tratta di un'altra epoca e di un altro linguaggio. Tenga presente che nella scorsa stagione ho interpretato il ruolo di Henry Fonda in "Parola ai giurati": se dovessi costantemente confrontarmi non dovrei più accettare questo genere di ruoli. Cerco di concentrarmi sul personaggio, sul farlo bene, sul rendere correttamente il messaggio teatrale. Chi vuole fare confronti è libero di farlo, ovviamente, ma io devo concentrarmi per dare il meglio possibile al lavoro che di volta in volta sto interpretando.

Una sequenza continua di sold out per "Arsenico e vecchi merletti" al Quirino di Roma. Ve lo aspettavate?
Nelle date precedenti, nel Nord Italia, siamo andati molto bene. A Roma stiamo andando molto bene e ci fa molto piacere. Alla prima abbiamo avuto anche la presenza del Presidente della Repubblica, che non capita proprio tutti i giorni. Ci aspettavamo un buon successo, ma non da non riuscire a far venire gli amici e i familiari, questo no. La frase che mi sento dire più spesso è "Non ci sono biglietti". In ogni caso è di buon auspicio perché speriamo lo si riprenda nella prossima stagione.

Ritenendo siano veramente in pochi coloro che non hanno assistito alle vicissitudini di Mortimer Brewster, sorvoliamo completamente su eventuali domande relative al testo e invitiamo il lettore alla caccia al biglietto e successivamente anche a vedere il film, o il contrario.

E dopo Roma?
Andiamo sicuramente a Firenze, Gorizia, Trieste, molte date nel Nord Est e poi concludiamo a Cagliari in aprile. Ringraziando il "dio passaparola" dove andiamo andiamo troviamo sempre una bella accoglienza. Abbiamo avuto un ottimo riscontro di pubblico e critica anche in Svizzera, siamo stati a Lugano. 

A suo parere il fascino di "Arsenico e vecchi merletti" qual è?
Mah, è come quando uno chef cucina bene un ottimo piatto. Il testo, non devo spiegarlo io, è veramente scritto sapientemente, è un continuo di colpi di scena e fa rimanere lo spettatore veramente attaccato alla poltrona, con battute sagaci e chiavi di lettura diverse, anche difficili da cogliere per la velocità dell'esecuzione in scena. Si lanciano frecciatine contro certa critica teatrale, si parla di eutanasia, ma in maniera comica. E' un lavoro veramente ben riuscito, non a caso è replicato da decenni. Per quanto riguarda il successo dello spettacolo, ritengo sia un cocktail ben fatto che ha messo insieme due grandi attrici e molte persone vengono anche per il gusto di vedere loro due assieme, un po' come vedere in Heat Al Pacino e Robert De Niro. Così come tutti i buoni elementi del cast che hanno un pubblico fedele che li segue e ci segue da tempo. In più, se vogliamo tornare al concetto di "ricetta", ci troviamo in un meraviglioso ristorante storico, il Teatro Quirino, dove viene servita questa eccellente portata. 

Un'ultima domanda: è presumibile che anche nella prossima stagione l'arsenico verrà servito nuovamente?
Questo io non posso dirlo, la domanda va posta alla produzione, io faccio l'attore (con voce divertita, ndr). Sicuramente mi farebbe piacere continuare, manca ancora tutto il Sud d'Italia. Io sono in "stand by" ed aspetto. Ma questo si sa, gli attori normalmente navigano sempre a vista.

Ultimissima domanda, se il giallo anche in Italia funziona così bene, come mai se ne fa ancora così poco?
Sì, è vero, se ne fa ancora troppo poco. Forse è anche per dare una risposta a questa richiesta del pubblico che il Teatro Stabile del Giallo - ora al Ciak di Roma - è una realtà che dura da 25 anni, perché propone i grandi classici, ma anche la nuova drammaturgia contemporanea, principalmente quella britannica. Il giallo in teatro è avvincente e permette come con il romanzo di "girare" le pagine per vedere come va a finire. Ma non ci lamentiamo troppo, vedere i teatri così pieni veramente fa bene anche al nostro lavoro, alla resa che riusciamo a dare dal palco. 

Avremmo ancora volentieri chiesto qualcosa d'altro, ma il tempo che Paolo Romano ci ha messo a disposizione è veramente finito. Non ci rimane che ringraziarlo, non prima di non aver chiesto se il suo prossimo lavoro sarà ancora un "giallo" e il titolo, ma ha preferito - come è giusto che sia - lasciarci con il "punto interrogativo". D'altra parte il finale non si svela mai, se non in teatro o nell'ultima pagina del romanzo, poco prima del The End. I nostri ringraziamenti ad Alessia Ecora (ufficio stampa di Paolo Romano).

giornalista
Nasco informatico e scontroso decenni fa, da meno anni sono anche giornalista e sempre scontroso. Di recente ho scoperto i social (ma non li ho ancora capiti).
Change privacy settings