Siamo tutti invitati alla Fine del mondo (recensione)

Gli esordi nei villaggi turistici, poi la musica, la tv e la radio: sono poche le esperienze artistiche ancora mancanti

immagine di un uomo inginocchiato sul palco
m&s - Andrea Perroni in Siete tutti invitati (foto di Daniele Bianciardi)

Abbiamo avuto il piacere di vedere Andrea Perroni in teatro alcuni anni fa, allora impegnato con “Siete tutti invitati”, spettacolo scritto a 4 mani con Stefano Fabrizi. Sul palco l'artista era solo ma ben accompagnato da un musicista (Carlo d'Alatri). Esile se non addirittura inesistente la scaletta (io sono così, spazio da un argomento all’altro), con la preferenza dichiarata da Perroni di muoversi - come molti altri suoi colleghi (principalmente di "scuola romana") - seguendo anche le suggestioni e/o suggerimenti dettati dal pubblico presente in sala di volta in volta.

In questo nostro ritorno, con un nuovo spettacolo dal titolo "La fine del mondo", abbiamo potuto verificare che il format è di poco cambiato, sicuramente si è aggiornato, poiché andando avanti nel tempo ci sono sempre nuovi motivi per scatenare la fantasia (e la satira) di un comico (vedi il 110% declinato dalla Valle d'Aosta alla Sicilia o l'immancabile pandoro di Chiara Ferragni), basta sfogliare tutti i giorni un qualsiasi quotidiano.

Andrea Perroni si presenta sul palco individuando (o cercando di) i "Giancarlo" presenti, sono coloro che non volevano più di tanto venire a vedere lo spettacolo, che lo conoscono a malapena, che lo apostrofano come "quello delle voci" o non lo conoscono affatto e sono stati più o meno costretti da altri ad uscire, affrontare il traffico, poi cercare parcheggio e finalmente sedersi in sala. Questo tipo di spettatore è facilmente riconoscibile, almeno secondo Perroni, perché ha sempre le medesime caratteristiche, a partire dal pensiero ricorrente, "speriamo che finisca presto", che come la nuvoletta di pioggia del rag. Fantozzi aleggia sulla platea, ben visibile a chi sta sul palco.

E di conseguenza parte dello show è dedicata al racconto dei suoi esordi, al primo impatto con il pubblico nei villaggi turistici (con l'importante sponsorizzazione economica della famiglia), le prime canzoni e i contatti con il mondo del calcio (spassoso il racconto del tentativo di farsi notare da Maurizio Costanzo al termine di un Roma-Lazio, complice benevolo Antonio Cassano), la costante incidenza della musica (con un medley dedicato a Franco Califano) che trasformano le imitazioni dei cantanti italiani in gustose parodie di concerti con disturbatori annessi.

Se il filo logico che avrebbe dovuto legare il racconto teatrale è talmente sottile da spezzarsi più di una volta (non sapremo, almeno in questa occasione, come si comportano i romani al bar quando vanno a fare colazione la mattina), lo show risulta comunque sempre gradevole e perfettamente capace di far divertire chiunque abbia raccolto l'invito teatrale. Che siano gli ascoltatori “muti” della radio - è presente nella mattinata di Radiodue assieme a Luca Barbarossa - o gli avventori di un bar, incontrati per caso prendendo un caffè, Perroni perpetua quella forma di comicità e intrattenimento che prende le mosse da molto lontano: dai primi canovacci della commedia dell’arte, alle improvvisazioni comiche dei grandi del passato (su tutti Totò e Peppino), per arrivare ai suoi contemporanei, tra cui eccelle in questo Maurizio Battista: il nostro è solo un esempio, ma caso strano si tratta di altro "romano".

Divertente e mai eccessivo - siamo lontani dalla "stand up" anche se come tale si è presentato a inizio spettacolo - Andrea Perroni si prende cura del pubblico, facendolo uscire dalla sala con la consapevolezza di aver passato un'ora e mezza spensierata, che potrà essere dimenticata presto, ma che comunque ha ottenuto un costante sorriso. Ed è sicuramente un risultato più che apprezzabile. Se il più grande di tutti (del passato, presente e, probabilmente, futuro) ebbe a declamare: "Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura", abbiamo la certezza che Andrea Perroni appartiene alla categoria dei "buffoni disinvolti", a nostro parere una una medaglia di merito. E ora attendiamo il prossimo titolo per una nuova evoluzione di uno stesso rassicurante spettacolo. Chissà che titolo avrà?

ANDREA PERRONI
in
LA FINE DEL MONDO
uno spettacolo di Andrea Perroni, Matteo Nicoletta e Giulio Somazzi
regia Andrea Perroni
musiche dal vivo di Carlo d’Alatri
durata circa 90 minuti senza intervallo

giornalista
Nasco informatico e scontroso decenni fa, da meno anni sono anche giornalista e sempre scontroso. Di recente ho scoperto i social (ma non li ho ancora capiti).
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