La prima indagine di Montalbano (recensione)

Indaga, per la prima volta, anche in teatro il commissario contemporaneo più famoso d’Italia. Il reading è in tournée

immagine di un uomo con barba
m&s - Massimo Venturiello

Vigata era suppergiù come si era stampata nella sò mimoria, c'era qualichi costruzione nova sul Piano Lanterna, si trattava di orrendi grattacieli nani di una quinnicina o vintina di piani, mentre erano del tutto scomparse le casuzze a ridosso della collina di marna ammassate l'una sull'altra e l'una allato all'altra a formare un intrico di vicoli pulsanti di vita. Erano perlopiù catoj, vale a dire abitazioni fatte di una sola cammara che di jorno pigliavano aria solamente dalla porta d'ingresso di nicissità tenuta aperta. E accussì, mentre passavi per quei vicoli, potevi assistere a un parto, a una sciarriatina familiare, a un parrino che dava l'Estrema unzione a un moribondo, ai preparativi per un matrimonio o per un funerale. Tutto a vista. E tutto in una babele di voci, di lamenti, di risate, di prighere, di biastemie, d'insulti. Spiò a un passante come mai fossero sparite le casuzze e quello gli arrispunnì che se le era portate via, a mare, qualichi anno avanti, una spavintosa alluvione. Da La prima indagine di Montalbano di Andrea Camilleri, Sellerio Editore, 2004.

La formula del reading teatrale, apparentemente, potrebbe presentare un livello basso di difficoltà per l'attore impegnato sul palco a dare ambientazioni, sensazioni, azioni e atmosfere, utilizzando "solo" la sua voce. Ancora meno se il performer è siciliano ed ha già affrontato la lingua "camilleriana", registrando una fortunata serie di audiolibri. Ci rendiamo conto, invece, della complessità dell'operazione assistendo alla riduzione della "prima indagine", uno dei tanti racconti brevi che compongono il canone del celebre Commissario, racconto pubblicato a 10 anni di distanza dal primo romanzo (La forma dell'acqua), quando oramai le caratteristiche e le caratterizzazioni dei personaggi avevano trovato un riscontro destinato solo alla crescita.

La lingua inventata dal Maestro, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. MV

Massimo Venturiello è abile ad accostarsi ai tanti personaggi che successivamente - se guardiamo ad un percorso narrativo cronologico - abbiamo imparato ad apprezzare, con tante visioni ripetute dell'eccellente serie televisiva e riletture dei romanzi e raccolte, spesso riuscendo a comprenderne maggiormente il linguaggio (difficile, ma mai impossibile). Allo stesso tempo c'è rispetto nell'accostarsi a "qualcosa" che appartiene e sempre apparterrà ad altri, sia nella scrittura che nella impersonificazione.

Con un elegante abito scuro, sul palco senza ulteriori elementi di scena, contrastato solo dal suo bel colore grigio di capelli e barba, Venturiello, sulla scia dei dettami di altri importanti drammaturghi, lascia completo spazio alle parole di Andrea Camilleri, proponendoci una sorta di "tutto iniziò da qui", destinato principalmente agli appassionati che possono in questo caso prendersi anche licenze di fantasia, traslando a proprio piacere situazioni e personaggi che, come sempre succede ai grandi successi di pubblico, non appartengono poi più ai loro autori, ma ai loro lettori/spettatori. Vedi come esempio quanto successo ad Arthur Conan Doyle quando si era stancato dell'ingombrante presenza del suo saccente e infallibile investigatore.

Alla voce che viene dal palco chi assiste sovrappone i volti amati dei film televisivi, notando l'esatta corrispondenza con lo scritto (mancano Catarella e Augello) ed apprezzando la ricostruzione verbale - sicuramente non semplice - di un territorio difficile, costellato, come ogni altro luogo del mondo, di brave persone e di orgogliosi e impuniti malavitosi. L'intreccio si dipana privilegiando le atmosfere, facendo risultare il "giallo" (abbastanza esile del suo) asservito al dettaglio umano dei personaggi, nel rispetto dell'opera letteraria. Forse, se possiamo muovere un leggero quanto inutile appunto, un ulteriore taglio di pochi minuti non avrebbe guastato, ma in ogni caso il progetto drammaturgico è pienamente godibile. In tutto il percorso narrativo si muove, vive, indaga e ovviamente mangia (anche il palco deve arrendersi ed inchinarsi di fronte alla supremazia delle insuperabili descrizioni di Camilleri) il "nostro" Commissario, da sempre armato principalmente della sua grandissima umanità, intelligenza e profondo senso etico e del dovere, non verso i suoi superiori, ma nei confronti del più alto senso di giustizia.

Nel suggerire la visione ai tantissimi, come noi, innamorati della saga, avanziamo un modestissimo suggerimento per il prossimo reading: ci piacerebbe sederci a tavola assieme a Catarella e al Commissario e gustare anche noi gli arancini di Adelina. Sale teatrali appositamente attrezzate, non solo siciliane, potrebbero anche offrire agli spettatori la golosa e conosciuta specialità. Così facendo il coinvolgimento sensoriale sarebbe sicuramente ancora più completo. 

Massimo Venturiello
in
LA PRIMA INDAGINE DI MONTALBANO
di Andrea Camilleri
regia Massimo Venturiello
consulenza musicale e tecnica Alessandro Greggia
durata un atto unico di circa 70 minuti

giornalista
Nasco informatico e scontroso decenni fa, da meno anni sono anche giornalista e sempre scontroso. Di recente ho scoperto i social (ma non li ho ancora capiti).
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