Rugantino (recensione)

Ci sembra quasi superfluo annunciare che "Rugantino" è di nuovo nel "suo" Sistina. Da questa sala ha è iniziato e qui doveva tornare

m&s - Rugantino (foto Antonio Agostini)
m&s - Rugantino (foto Antonio Agostini)

"La" commedia musicale italiana per eccellenza è tornata in teatro, con un cast artistico giustamente rinnovato (anche se Serena Autieri, Michele La Ginestra ed Edy Angelillo non sono nuovi a questi panni) e con l'innesto - felicissimo - di Massimo Wertmuller nel ruolo dell'umanissimo boia papalino. Si guarda comunque al passato, omaggiando la versione storica originale, con la regia di Pietro Garinei, le scene e i costumi di Giulio Coltellacci, la partitura musicale di Armando Trovajoli, su cui svetta “Roma nun fa la stupida stasera”, un "capolavoro non solo nella musica ma anche nel magistrale testo che lo accompagna" (cit.). Una riedizione che fa bene al teatro contemporaneo italiano, ancora convalescente e non del tutto guarito dagli strascichi della pandemia, si concede agli adulti di provare quel pizzico di nostalgia che non guasta (quasi) mai, allo stesso tempo i più giovani possono comprendere meglio il motivo per il quale "Rugantino" è, indiscutibilmente, "Rugantino", a partire dal suo debutto assoluto nel dicembre del 1962.

La trama è talmente conosciuta che nemmeno sarebbe necessario parlarne. Ambientata nel 1830, la commedia è incentrata sulla figura dello sbruffone ma simpatico Rugantino (Michele La Ginestra), uno - detto alla romana - "che manco un giorno intero ha(i) lavorato" (cit.), avvezzo alla piccola truffa e a millantare mille e più mille conquiste femminili, da raccontare immediatamente dopo agli "amichi", magari proprio seduti ai tavoli dell'osteria, con il vino sopra e il coltello pronto sotto (cit.). La bellezza e l'algido distacco di Rosetta (Serena Autieri) portano Rugantino a tentare la sua più difficile conquista, parallelamente mettendo la finta sorella Eusebia (Edy Angelillo) tra le braccia del vedovo Mastro Titta (Massimo Wertmuller). Sullo sfondo la Roma del Papa Re (e qui riteniamo più si sia sentita l'influenza di Gigi Magni) e le ingiustizie del potente nei confronti del povero: per fortuna arriverà l'unificazione d'Italia a cancellare tutte le storture, sovrapponendovi le proprie. Poi avremo la Repubblica, prima e seconda. In attesa delle successive che sicuramente seguiranno.

Rimanendo in un ambito più consono all'argomento commedia musicale, dobbiamo constatare con piacere che Rugantino non sembra patire i suoi anni, o forse lo fa con la piena consapevolezza di essere un classico senza tempo. La grande efficacia visiva della scenografia (una doppia piattaforma ruotante, l'una nell'altra), la bellezza dei costumi e la bravura dell'ensemble mettono lo spettacolo in grado di essere ospitato nelle grandi capitali del genere (dove è già stato) ancora oggi e con pieno merito. Manca la musica dal vivo, ma in Italia è abbastanza normale che sia così.

Bravi gli interpreti, tutti, anche se ci aspettavamo qualcosa di più dalla verve posseduta in grandi quantità da Michele La Ginestra. Vocalmente ineccepibile Serena Autieri. Alla sua terza Eusebia, Edy Angelillo si dimostra non solo all'altezza di Bice Valori, ma in grado di fornire al personaggio ancora qualcosa di nuovo da esprimere. Riprendendo un altro "testo sacro", è la Mary Poppins della commedia musicale. Infine, last but not least, il "debuttante" Massimo Wertmuller (che ricompone con l'amico Michele la meravigliosa coppia scenica di Come Cristo comanda) è un Mastro Titta di un'umanità e romanità sorprendente, rimanendo allo stesso tempo Massimo Wertmuller. Da applaudire ininterrottamente sempre, a prescindere da quello che fa (e lo fa tutto bene).

Rugantino rimane a Roma fino al 27 marzo, poi si sposta al Teatro Augusteo di Napoli, per poi (ri)tornare al Teatro Sistina dal 13 al 22 maggio. Da vedere assolutamente, almeno una volta nella vita, anche per rendersi conto di quanto sia stato importante e indissolubile il connubio felice tra la commedia musicale all'italiana e il duo G&G. Irripetibile? Forse sì. Ma ci piacerebbe essere smentiti, per il bene del teatro di domani, anche se lo riteniamo poco praticabile.

RUGANTINO
versione storica originale
commedia musicale di Garinei e Giovannini
scritta con Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa
collaborazione artistica Gigi Magni
scene e costumi originali Giulio Coltellacci
musiche Armando Trovajoli
regia Pietro Garinei
supervisione Massimo Romeo Piparo
durata 150 minuti, escluso intervallo

con
Serena Autieri / Rosetta
Michele La Ginestra / Rugantino
Edy Angelillo / Eusebia
Massimo Wertmuller / Mastro Titta
Brunella Platania / Moglie di Don Nicolò
Monica Guazzini / Vecchia dei gatti
Gerry Gherardi / Prete
Marco Rea / Gnecco
Alessandro Lanzillotti / Bojetto
Pietro Antonino Tosto / Marchese Facconi
Marco Valerio Montesano / Scariotto
Giulio Farnese / Don Nicolò
Matteo Montalto / Il Serenante
Francesco Miniaci / Gendarme
Alessandro Lo Piccolo / Gendarme

ENSEMBLE
Sandro Bilotta
Raffaele Cava
Sebastiano Lo Casto
Mattia Di Napoli
Luca Paradiso
Dennis Scoppetta
Giovanni Papagni
Valentina Bagnetti
Gloria Rossi
Rossana Vassallo
Martina Bassarello
Morgana Codognotto
Fatima Rosati
Zoe Nochi
Ilaria Ferrari

giornalista
Nasco informatico e scontroso decenni fa, da meno anni sono anche giornalista e sempre scontroso. Di recente ho scoperto i social (ma non li ho ancora capiti).
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