Senza Incrociazioni (recensione)

La vita ti porta spesso ad un bivio teatrale e a volte hai la fortuna di "incrociazionare" lo spettacolo che non ti aspetti

m&s - i due protagonisti di Senza Incrociazioni (foto © media & sipario)

Daniele (Francesco Stella) e Nicola (Giuliano Calandra) sono due grandi amici, giovani e romani. Entrambi svolgono un mestiere poco stimato e il più delle volte esorcizzato: accompagnano l’uomo nel suo ultimo viaggio, ossia fanno i “becchini”. Tra una dipartita e un funerale, i due instaurano una loro costante schermaglia ironica sul mistero della morte e sulle tante difficoltà della vita. Vuoi per quello spirito "romano" che porta a scherzare su tutto, vuoi anche per sopportare meglio il lavoro.

Daniele è il più brillante, ha sempre la battuta pronta, è sorridente ed è quello che vede il bicchiere ovviamente mezzo pieno. Ma d'altra parte è un “figlio d’arte” e quel mestiere non l’ha scelto, ma l’ha vissuto fin da piccolo (“Nicò, io nelle bare da bambino ci dormivo!”), consapevole di praticare un lavoro poco desiderato, ma che per lui è un’attività come un'altra e che qualcuno deve pur fare. Come dargli torto. Nicola è invece insoddisfatto. È quello che aspetta e continua ad aspettare la sua occasione lavorativa, la donna che lo ami e lo apprezzi per quello che è. Lui quel lavoro l’ha dovuto scegliere, o meglio, lo ha dovuto subire per mancanza di alternative. Non riesce proprio ad apprezzare quello che la vita, mai facile e piuttosto avara, gli offre.

Daniele cerca di fargli vedere la realtà da un’altra prospettiva e lo fa con tutta la sua energia e vitalità e, allo stesso tempo, mostra sensibilità nei riguardi dei problemi del collega, che non è un dipendente, ma un amico, anzi è "l'amico". Nicola non vede ancora le cose dalla giusta ottica, non trova “l’incastro per la sua serenità”, proprio come non riesce a risolvere il cubo di Rubik che tanto lo attrae. Daniele invece ci riesce, trova la giusta angolazione per essere appagato nei panni che, più volente che nolente, si ritrova a vivere.

Battute veloci, buon ritmo e cambiamenti di registro improvvisi e ben calibrati. In breve si passa dal comico al drammatico, dalla risata al silenzio. A fare da contorno ai due protagonisti una scenografia essenziale: tre cubi di legno dai quali i due, tra una scena e la successiva, fanno uscire fuori oggetti significativi. I cubi, oltre ad essere contenitori, servono a dare il giusto “incastro” - lo stesso del cubo rompicapo - per continuare la narrazione. Anche le musiche, pensate appositamente per lo spettacolo, sono aderenti al testo. Ogni brano anticipa e sottolinea la tematica del dialogo successivo: la melodia accompagnata da vagiti di neonato spiega l’imminente paternità; la confusione di Nicola nel trovare la posizione dei cubi in corrispondenza delle giuste luci; la musica fuori tempo traduce il disorientamento che un’importante perdita può dare.

Il tema della morte è trattato e non rifiutato, perché stiamo assistendo ad una commedia. E' rispettato come nemmeno ti aspetti, con grande delicatezza e massima attenzione per lo spettatore, la cura nei particolari, la recitazione di Francesco Stella e di Giuliano Calandra, mai sopra le righe o fuori tono, il delicato tocco femminile di Michela Cangi, sono tutti fattori che contribuiscono a rendere "Senza Incrociazioni" il testo che racconta senza dire, che fa riflettere senza lanciare annunci, che ti lascia sia con il sorriso, ma anche con il groppo in gola e, volendo, con una lacrima che viene subito asciugata, meglio se con un fazzolettino passato da chi ci è seduto vicino.

Il legame, genuino e disinteressato, spezzato troppo presto dalla “cattiveria della vita” può far vedere le cose dalla giusta ottica. La vita può essere vista anche come una pedalata in salita, dove farla in compagnia è più semplice perché arriva sempre il momento in cui il compagno, che ti sta davanti, può passarti la borraccia con un sorriso e la fatica, apparentemente insormontabile, improvvisamente scompare. Del testo nulla di più vi diciamo, perché come a noi è stato consigliato di vederlo, noi facciamo lo stesso con voi. Vi basti sapere che se questa è l'opera prima di Francesco Stella come autore, sicuramente avremo molto piacere di vederlo ancora.

SENZA INCROCIAZIONI
di Francesco Stella
regia Michela Cangi
con Francesco Stella e Giuliano Calandra
scenografia Licia Radicchi
musiche originali Vintage Factory (Manolo Macrì, Giuseppe D’Amato e Gaetano De Carli) 
costumi Andrea Viotti
durata 70 minuti, escluso intervallo

giornalista
Nasco informatico e scontroso decenni fa, da meno anni sono anche giornalista e sempre scontroso. Di recente ho scoperto i social (ma non li ho ancora capiti).
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