La Gente di Cerami (recensione)

La grande bellezza dal cinema può divenire, anzi lo ha fatto, musical-teatrale. Basta trovare gli Artisti giusti (trovati!)

Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo
m&s - Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo in Gente di Cerami (foto © media & sipario)

Vincenzo Cerami è un autore che non ha sicuramente bisogno della nostra presentazione, così come Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo che hanno dato casa teatrale ai suoi personaggi. Non da ultimo Nicola Piovani che ha messo la sua musica per uno spettacolo di grande bellezza (come quella romana filmata da Sorrentino).

Non siamo così presupponenti dal pensare di poter scrivere qualcosa che non sia stato già espresso su Vincenzo Cerami, permetteteci almeno di potergli esternare gratitudine per avere scritto "Un borghese piccolo piccolo", ma anche a Mario Monicelli per averne realizzato un eccellente film con Alberto Sordi nella sua massima capacità interpretativa. Detto questo, "La gente" potrebbe erroneamente essere giudicato come un'opera minore di Vincenzo Cerami, destino condiviso da quei "tomi" che si tengono ben al di sotto del kilo e delle centinaia e centinaia di pagine di descrizioni minuziose dell'ecosistema che circonda il pesce rosso del principale protagonista del romanzo. In questo caso, invece, avendo l'autore presa la strada dei racconti brevi, abbiamo un tratteggio agile di piccole e grandi persone (bisogna vedere con quali lenti li si osserva) che vengono messi anche in musica (da Nicola Piovani) e resi al pubblico teatrale (con l'adattamento della figlia Aisha).

A Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo il compito di interpretarli tutti (o di raccontarne le gesta) e ad Alessio Mancini e Sergio Colicchio quello di accompagnarli con i loro strumenti. Ed ecco nascere e piacevolmente ripertersi - avevamo già assistito a questo spettacolo due stagioni fa -  la carrellata musical-teatrale di singoli e coppie, con le loro piccole e grandi vicissitudini, con un occhio strizzato all'avanspettacolo, ma con una grande forma ed eleganza. Aurelio, Paolo, Gianni, Elisabetta, Giulia, Evandro, Piero, Lulù, Patrizia, Rossella, Vittorio, Federica e... i tanti altri che non siamo riusciti a segnare. Sono loro, ma siamo anche noi, i protagonisti dei racconti di Cerami, ma che potremmo facilmente incontrare in un grande condominio di una volta, di quei quartieri dai quali si esce poco per andare "in centro", ma ci si conosce tutti, con molti vizi e poche virtù, casi eccezionali a parte.

Lo spettacolo, sempre garbato, gioca con tutti i nostri difetti, anche quelli fisici (il professore basso che al convegno di Urbino si invaghisce della signora alta), gioca con il ricordo di un amore perduto, scandito da un bicchiere di amarena sorseggiato al bar per più di un mese, gioca con la morte al funerale di Evandro e con l'amicizia, gioca in sintesi con la gente, ma è la gente a giocare con sé stessa. Lo fa con affetto, con passione, con ardore e melanconia, mai con odio, forse struggimento, perché la "vita" quando è "bella" non è mai comune, ma straordinaria, anche quando e se, soprattutto, appartiene alla "gente comune". Su tutto questo, a fornire ulteriore ricchezza, abbiamo la musica, particolarmente adatta al contesto teatrale e in grado - ma non avevamo il minimo dubbio - di ritagliarsi spazio proprio, mai sgomitando o sovrapponendosi, ma chiedendo sempre ed educatamente: "c'è posto anche per me?". Ovvia la risposta positiva.

Si guarda indietro con nostalgia, anche nell'uso perfetto della lingua italiana, si recita in versi e si inneggia all'amore, ma soprattutto si fornisce al pubblico del XXI secolo un valido motivo per pensare a quello che c'era prima e che ora forse c'è un po' di meno, ma continua ad esserci. Dobbiamo solo essere più abili per ritrovarlo: la casa dei ricordi non ruba ma nasconde. Basta saper cercare. Anche se la storia è appena più piccola, non è globale ma condominiale, non è detto che non sia ugualmente eccezionale, l'importante è che non sia banale.

LA GENTE DI CERAMI
racconti di Vincenzo Cerami adattati da Aisha Cerami
con Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo
accompagnamento musicale Alessio Mancini (flauto e chitarra) e Sergio Colicchio (tastiera e fisarmonica)
regia Norma Martelli
musiche Nicola Piovani
spazio scenico Sandra Viktoria Muller
costumi Silvia Polidori
disegno luci Danilo Facco
aiuto regia Maria Castelletto
produzione Compagnia della Luna
durata un atto unico da 75 minuti

giornalista
Nasco informatico e scontroso decenni fa, da meno anni sono anche giornalista e sempre scontroso. Di recente ho scoperto i social (ma non li ho ancora capiti).
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