Cafards. Il buio dopo l'alba (recensione)

Il testo scritto e diretto da Nick Russo, dopo una lunga e travagliata partenza, è finalmente “approdato” in sala

i ringraziamenti finali
m&s - i ringraziamenti finali

Di cosa si può avere più paura? È il buio a spaventare i bambini o l’uomo nero dei loro incubi, che potrebbe nascondersi appena fuori la loro cameretta o, peggio ancora, sotto il letto? E una volta superata la prima fase dell’adolescenza, cosa rimane come retaggio di infanzia ad incutere terrore? Ciò che non si conosce, oppure quello che si nasconde dentro di sé, ben celato dietro veli pesanti di ipocrisia o di inconfessabili segreti?

Ci troviamo di fronte ad uno scenario che fa intuire, senza eccessivamente svelare, una ipotetica catastrofe mondiale, riconducibile forse ai postumi di una guerra poco intelligente (come tutte le guerre), o una castrofe naturale (ovviamente indotta dalla scarsa considerazione per l'ambiente), o una pandemia divenuta incontrollabile o qualsiasi altro evento ugualmente devastante. Fortunatamente per noi, sono tutte ipotesi talmente "assurde" da non poter realmente spaventare la civile società del XXI secolo.

Quanto accaduto ha lasciato l’umanità, già poco dotata di discernimento, isolata e al totale sbando. Tutte le convenzioni sociali su cui gli agglomerati social(i) si fondano sono state dissolte. Ai superstiti non resta che tentare il tutto per tutto per cercare di sopravvivere e riuscire ad arrivare, resistendo giorno dopo giorno, a quell’alba che sembrerebbe spazzare via l’angoscia che, sfortunatamente, si ripresenta però puntualmente ad ogni tramonto.

In questo contesto (lo spettatore può evocare alla memoria la serie britannica “Survivors”, scegliendo, a seconda della sua età, o quella del 1975 o quella del 2008), la vicenda è claustrofobicamente ambientata in una disadorna villetta di campagna, non troppo distante dal mare. Qui Matteo (Giacomo Bottoni), senza riuscire a fare molto, sta cercando di prendersi cura della sorella Claudia (Beatrice Gattai), ferita ad una gamba da un colpo di arma da fuoco.

La loro tranquillità (la casa è isolata, le finestre sono ben oscurate e non lasciano filtrare le fievoli luci interne, quasi si tema un bombardamento) viene disturbata dall’ingresso di altri tre sopravvissuti (mai sapremo a cosa), stanchi e con la necessità di trovare un riparo. L’accoglienza non è delle migliori e solo la necessità di curare meglio la malridotta gamba di Claudia riesce a frenare - ma non del tutto - il particolare concetto di ospitalità di Matteo. D'altra parte il "bisogno" non può che amplificare il concetto universale del “me contro te” su cui si è da sempre fondata l'organizzazione delle comunità civili.

Filo (Filippo Tirabassi), Mary (Gledis Cinque) e Vale (Andrea Pellizzoni) mal si adattano alla convivenza, d’altra parte Matteo presenta evidenti (e comprensibili) segni di squilibrio e Claudia è solo apparentemente innocua, nella sua impossibilità fisica di fare del male. Difficile resistere, ma questa è l’unica maniera per riprendere le forze, al riparo da quei misteriosi e spaventosi rumori notturni che, fatalmente, disturbano ogni calata di sole. I tre hanno uno scopo, sono determinati a raggiungere la salvezza, promessa da un costante annuncio radiofonico, unica quanto inconsistente speranza di unirsi ad altri, al riparo dai pericoli, e con la possibilità - anche se remota - di ricostruire una parvenza di normalità.

Non possiamo fare a meno di riandare con la mente verso “Waterworld”, uno dei discutibili successi di Kevin Costner, e alla saga “Resident Evil”, ma la proposta cine-apocalittica è sicuramente molto più ampia e ogni spettatore potrà, se lo vorrà, individuare i propri riferimenti, da incrociare poi con quelli scelti dall’autore/regista (su Radio & Sipario il podcast rivelatore con la nostra intervista a Nick Russo: ascoltalo su Spreaker o Spotify).

Se riusciranno a costruire un mondo migliore del precedente, non vi rimane che scoprirlo in sala. Noi, che lo abbiamo già visto, manteniamo il più assoluto riserbo. E' incredibile, ci limitiamo ad aggiungere, come la genesi dello spettacolo abbia conosciuto, finora, più stadi di "buio" che di "alba", impedendone di fatto il debutto fino quando è intervenuto - provvidenzialmente - un "Clarence" teatrale, a maggio 2022. Uno squarcio nelle tenebre dell'apocalisse che fa ben sperare anche per le prossime stagioni.

Ai costanti ostacoli ha ben reagito il cast artistico, procedendo senza affanni e riadattandosi alle difficoltà. Ai nostri occhi è stata offerta una una prestazione sicuramente convincente. Altro plauso per la perfetta aderenza al nostro immaginario catastrofico dei costumi di Noemi Intino. Sulle linee narrative è forse prematuro esprimersi, perché i "Cafards" (scarafaggi in francese, preferito all'originale titolo in italiano) possono ugualmente trovare degna collocazione nell'acido tratteggio umano di Shakespeare o Pirandello, oppure guardare verso il cinema post-apocalittico di qualità (non alla Asylum), o alla più rassicurante "commedia" di Monicelli, Risi e Scola. Il risultato ottenuto è sempre lo stesso, d'altra parte "homo est homini lupus" risale appena al III sec. A.C. 

PaT – Passi Teatrali
presenta
CAFARDS - Il buio dopo l’alba
con Giacomo Bottoni, Gledis Cinque, Beatrice Gattai, Andrea Pellizzoni, Filippo Tirabassi
drammaturgia e regia Nick Russo
assistente alla regia Paola Amici
costumi Noemi Intino
disegno luci Federico Toraldo
durata 75 minuti, escluso intervallo

giornalista
Nasco informatico e scontroso decenni fa, da meno anni sono anche giornalista e sempre scontroso. Di recente ho scoperto i social (ma non li ho ancora capiti).
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